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| Per lo ius soli sarei d'accordo ad una particolare condizione: se qualcuno nasce in Italia, ottiene lo ius soli solo se vi abita senza interruzioni (escluse ovviamente quelle di entità trascurabile, fino a 6 mesi) per tipo 4 anni. Nel frattempo, viene considerato e trattato come un cittadino italiano a tutti gli effetti, ma se ad esempio di questi 4 anni ne passa 1 all'estero quando ritorna perde la cittadinanza italiana, e se la riguadagna dopo altri 4 anni. Cioè, in Italia vieni trattato come un cittadino italiano (perché hai lo ius soli), ma se non hai trascorso almeno 4 anni in Italia, all'estero non risulti cittadino italiano (perché non hai ancora acquisito la cultura italiana).
Ora ho fatto un esempio a caso, ma vorrei che si superasse il concetto attuale di ius sanguinis e ius soli: lo ius soli (e lo ius sanguinis) sarebbero il punto di partenza per ottenere la piena cittadinanza italiana, riconosciuta sia in Italia che all'estero, che viene acquisita grazie anche ad uno ius "culturale", cioè non basta essere nati in Italia o da genitori italiani, serve che tu abbia acquisito la CULTURA italiana. E lo applicherei sia a figli di stranieri, che di italiani. Questo perché se un bimbo di genitori italiani si trasferisce subito con la famiglia in un altro paese, come fai a considerarlo italiano? Al massimo, può essere facilitato nell'ottenere la cittadinanza italiana, e anziché dopo 10 anni la ottieni dopo 4, ad esempio. Poi boh, mia opinione eh...
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