CITAZIONE (Vairus @ 26/1/2013, 12:37)
Questa vostra discussione mi preoccupa, dei medici che dicono queste cose. Spero che veda anche tu qual è l'errore medico, tralasciando l'amoralità della discussione.
Esimio Dr. Vairus,
Le scrivo per dimostrarLe il mio sincero apprezzamento e, nel contempo, il mio sgomento riguardo quanto da Lei appena dichiarato. Per quanto io possa essere d'accordo sul contenuto del Suo pensiero, ciò mi riporta alla memoria che se queste discussioni raggiungono un livello di amoralità se condotte da studenti di medicina, arrivano a toccare picchi di aberrazione in studenti di psicologia, i quali, per buona parte del loro corso di studi, si occupano di analizzare con cautela la condizione omosessuale.
Andando al di là dell'analisi della (presunta) eziologia dell'omosessualità (e mi premuro di scusarmi con Lei se uso questo termine assolutamente illecito, in quanto "eziologia" presume delle cause alla base di un fenomeno di malattia), è davvero sconcertante che all'alba del 2013 ci siano persone con un livello di cultura specifica nel campo che ritengano di poter catalogare l'omosessualità come una malattia.
Chiedo scusa per la ridondanza del termine, ma essa è necessaria per due aspetti principali: il primo è che ho a cuore la fissazione del concetto in chi leggerà queste sparute righe, il secondo è che se usassi un altro termine non potrei accedere alla seconda parte dei miei intenti, ovvero il cercare di spiegare perché viene associata ad una malattia anziché una semplice diversità.
Quando un qualunque individuo con una cultura non specifica nel settore mi chiede cosa io pensi degli omosessuali (oltre all'essere costretto a mascherare la mia perplessità) rispondo semplicemente in questo modo: "penso degli omosessuali lo stesso che tu pensi di chi preferisce il pesce alla carne.". Se in un primo momento questa mia affermazione può divertire il mio bislacco interlocutore, successivamente mi trovo costretto a spiegargli il senso della mia frase esplicitando che è solamente una questione di gusti (ben consapevole di star sminuendo un fenomeno sociale di proporzioni ben più grandi (non gravi, grandi), ma se il mio interlocutore mi pone una simile domanda non posso fare a meno di semplificare il discorso al livello di comprensione).
Ho divagato, Le chiedo scusa.
Il termine "malattia" viene utilizzato per il drammatico motivo che questi individui, incapaci (o peggio, capaci ma rifiutanti) di accettare un'esistenza che viola i loro principi di base, conoscono bene le conseguenze di una malattia: il dover esser curata.
Chiedo ancora scusa se qui non andrò oltre nello spiegare cosa implichi poter (dover) curare questa "malattia", ma sono stato sufficientemente prolisso e, ben conoscendola, confido nelle Sue indiscutibili facoltà intellettive per intuire il resto.
Con profonda e onesta stima nei Suoi confronti, con la presente colgo l'occasione per portarLe i sensi della mia più profonda ammirazione e cordialmente la saluto,
Simone Romeo
CITAZIONE (NikoNK @ 26/1/2013, 13:42)
Egregio NikoNK,
daje così.
Con simpatia,
Simone Romeo
Edited by <Zeel> - 27/1/2013, 00:12