Le luci del Natale, (Ovvero: La Vigilia in cui scoprii che anche i mostri esistono)

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KIM°
view post Posted on 26/12/2012, 07:48     +1   +1   -1




"La luce era più o meno quella che vedete adesso, solo che al posto d'essere sera era mattina.
Ero in piedi da pochi minuti ma grazie a quel freddo porco ero completamente sveglio, stavo andando al lavoro quando la vescica è fatta sentire.
Purtroppo ero vicino ad un vicolo chiuso, di quelli che esistono Dio solo sa perché (o qualche architetto incompetente) così pensai che fare una sosta gabinetto non sarebbe stata poi una così cattiva idea, insomma: stavo scoppiando"

Fuori c'era l'atmosfera tipica di ogni vigilia di Natale: piena di magia per chi ha la fortuna di riuscire a percepirla e piena di noia per chi al contrario vive coi piedi ben saldi per terra.
Da qualche parte del creato, due esseri antichi erano finalmente riusciti a trovarsi faccia a faccia, dopo secoli di tentativi andati a male
"Raphael"
"Eccomi!"
"Perché continui a tormentarmi?"
"Per fermarti"
"E perché vuoi fermarmi?"
"Perché è quel che va fatto"
"Ammetti che sei a corto di risposte"
Il pugno di Raphael si strinse
"Non è questo il momento per parlarne!"
Leviath sorrise
"Si che lo è.
Altrimenti passeranno altri secoli prima che riusciremmo ad incontrarci di nuovo.
E poi anche lì non sarà il momento adatto e così via, fino alla fine della fine"
Il pugno si allentò un po, forse aveva ragione.
Forse aveva ragione anche sul resto che aveva da dire, per questo voleva evitar le parole così intensamente.
E se così fosse, quella vigilia di Natale forse i concetti di bene e male si sarebbero invertiti.

"Avevo appena iniziato a pisciare, quando lo vidi"
Nicola si fermò, non si sa perché davvero ne era rimasto così scosso o perché essere scossi in certe situazioni è quel che società richiede
"...era orrendo...era...era un mostro.
Aveva la pelle tutta bitorzoluta e delle unghie mai viste prima, come fisionomia assomigliava ad un essere umano ma se c'è una cosa di cui son sicuro è che non lo era."
Era arrivato al quarto campari col bianco prima di raccontare una storia del genere, probabilmente il suo pubblico l'ascoltava più per curiosità che perché ci credevano realmente, e se nessuno l'aveva interrotto era per via del fatto che erano tutti più sbronzi di lui
"Gemeva, soffriva, rantolava...faceva quasi pena quanto ribrezzo.
Volevo urlare ma non riuscivo, volevo scappare ma ero bloccato.
E poi parlò"

"Avanti, Raphael, tu continui a seguirmi perché è quel che ti han detto, quello per cui sei nato.
Altri motivi non riesci a trovarne, ammettilo.
Io, invece...io provo gusto in tutto quel che faccio, in tutte le devastazioni che riesco a portare a compiere.
Io faccio quel che faccio perché mi piace.
Tu solo perché sei uno stupido soldatino obbidiente che non è capace a vedere coi suoi occhi"
"Non è vero!Io VOGLIO che tu sia fermato, che tu la finisca con tutto questo dolore che spargi in giro con tutto ques.."
"Ma piantala!Sai che ho ragione e mi stai ripetendo la stessa storiellina di sempre.Io son buono, tu sei malvagio vai fermato e blah blah blah...
Ma oltre questo non sai trovare un motivo per cui lo fai"
Aveva ragione?
E se il bene fosse privo di scopo?

"Disse che era una persona anche lui.
Che aveva bisogno di aiuto.
Che dovevo salvarlo.
Ma mentiva, io lo so che mentiva"
La baristà passò a prendere il bicchiere vuoto, senza dar peso più di tanto al racconto; di ubriachi ne aveva visti parecchi e sapeva come funziona il cervello in quello stato.
"Voleva alzarsi ma non ci riusciva, puntò un braccio per terra ma poi crollò di nuovo.
Pian piano ricominciavo a riuscire a muovermi...attratto dal mostro mi avvicinai per guardarlo meglio e mi ricordai di un trucco letto da qualche parte: Per sapere se ti trovi di fronte ad un demonio ti basta guardarlo negli occhi: se son quelli di un uomo allora è una persona quella che ti trovi davanti, ma se son quelli di qualcos'altro, allora è un figlio del diavolo!Gli occhi non mentono, si sà.
Così lo guardai dritto negli occhi e non erano umani.
Era un demonio vi dico!"
"Si un demonio!"
Urlò un uomo dall'altra parte della sala.
Il suo interventò riuscì a zittire Nicola il tempo necessario per permettergli d'alzarsi e venire a presentarsi
La sua mano aveva qualcosa di strano, una sensazione mai provata prima che tuttavia lascia addosso qualcosa di sgradevole.
"Piacere, Leviath"
"Come?"
"Eh sì, sono straniero, non si preoccupi per il nome...piuttosto vada avanti con la storia, m'interessa sapere come va a finire"

"Non è vero!"
Urlò Raphael
"Mi stai solo confondendo!Ci hanno sempre messo in guardia dal discutere con voi, ora capisco il perché!"
"Oppure vi han messo in guardia perché non vogliono che scopriate la verità, no?"
"Sta zitto!"
"Avanti...ti ho convinto ora?
Devi capire che son necessario, necessario quanto il giorno e la notte, necessario più di quanto nessuno mai ammetterà.
Il mondo ha bisogno che le cose vadano un po male, tremendamente male, ogni tanto.
Se no sai che posto affollato sarebbe?
Una distesa sconfinata di schiavi, obbligati a comportarsi come voi gli avete insegnato.Sempre per il bene, tutto per il bene senza mai la possibilità di scegliere: proprio come te, stupidi soldatini programmati dallla nascita in poi.
Schiavi!"
Raphael non voleva sentire, aveva attraversato montagne impervie, metropoli, mari e paesi di campagna per combattere, non per farsi confondere le idee così.
Che cosa doveva fare adesso?
Tutto ciò in cui aveva sempre creduto stava per crollargli sotto ai piedi, si trovava sconfitto ancor prima dello scontro.

Fuori, i due stavano fumandosi una sigaretta per la strada di casa
"E cosa hai fatto?"
"L'ho guardato, poi non so come, ho iniziato a prendelo a calci.
E ogni calcio era sempre più forte del precedente.
Smise di parlare.
Smise di chiedere aiuto.
E dopo un po, smise anche di lamentarsi.
L'avevo ucciso, quel demonio, rimasi a fissarlo non so per quanto, poi corsi via...riuscii lo stesso ad arrivare in orario al lavoro"

Una tempesta di tuoni era in arrivo
"AMMETTILO!" Urlo Leviath
"STA ZITTO!"

"Nicola, amico mio...Io ti credo.
Ti credo più di quanto non sia disposto a crederti te stesso.
Ti credo perché il mostro che hai trovato sono stato io a ridurlo così"
Nicola si trovava per la seconda volta in due giorni senza parole né capacità di muoversi.
"Io son convinto che nessun uomo abbia la capacità di stare al mondo.
Nessuno vive nel mondo adatto a lui, e quando se ne accorge non può far altro che entrare in agonia: proprio come farebbe un pesce sulla terraferma.Boccheggiare in un mondo che non è il suo, desiderare con tutte le forze un po d'acqua e morire.
Il suo corpo si ribella, non riesce a trovare ciò di cui ha bisogno: si contorce, continua a sperare in un goccio d'acqua che lo faccia sopravvivere ma non trova nulla.
La vita non è fatta per lui.
Proprio come il mostro che hai visto l'altro giorno."
Nicola si sforzò di ridere.
Era ubriaco e pensava che fosse una battuta, di pessimo gusto ma una battuta.
"Si, anch'io lo trovo divertente, sai?
Divertente e reale"
Toccò Nicola con un dito, e lui, urlando, s'accasciò per terra, con la faccia che bolliva e il corpo che non riusciva a star fermo.
"Ora è dell'acido che scorre tra le tue vene.
Se sarai fortunato troverai un'anima pia disposta a porre fine alle tue sofferenze proprio come hai fatto te in quel vicolo, altrimenti continuerai a friggere per ore ed ore.Buona fortuna"

Raphael si era infine convinto che Leviath aveva ragione.
Girò le spalle e da quel giorno non lo vide più nessuno.
Sperava solo di non sbagliarsi anche questa volta, sperava davvero che il male fosse necessario.
Altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
 
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